Uno Scarlatti versione Jazz con le magie di Pieranunzi
di Stefano Valanzuolo Il Mattino
Napoli, 30 gennaio 2011

 

 

Non è più una novità l'utilizzo di brani classici, e specialmente barocchi, in un contesto di rivisitazione jazzistica.

Né è una primizia il progetto «Enrico Pieranunzi plays Domenico Scarlatti» già pubblicato in cd e proposto dal vivo in diverse occasioni anche all'estero. Ma a dare peso e interesse al recital proposto giovedì scorso dall'Associazione Scarlatti nell'auditorium di Castel Sant'Elmo, dissipando ogni perplessità, si pongono due considerazioni: prima di tutto, quello del pianista romano non è un semplice prodotto di ibridazione tra classico e jazz, ma il frutto di una ricerca più generale e meno prevedibile intorno al meccanismo dell’improvvisazione, che attualizza gli esiti musicali senza alterare i presupposti scarlattiani.

In secondo luogo l'occasione d'ascolto daI vivo, arricchita dalle introduzioni cordiali e accorte di Pieranunzi, regala un piacere sorprendente e non trascurabile. Settanta minuti di pianoforte supportati principalmente da una tecnica ragguardevole al servizio dellamusica prescindendo da schematizzazioni rigide tra generi. La verve improvvisativa sottintende un'ansia di approfondimento intorno al linguaggio che va oltre l'esibizione funambolica e si riconnette in questo senso alla dimensione speculativa di molte Sonate scarlattiane.

Lo schema del concerto accosta quasi sempre il modello in originale alla sua forma variata per lo più in modo rispettoso delle geometrie formali ma ovviamente facendo leva su formule ritmiche altre rispetto allo standard. Emerge, così, non soltanto la fantasia dell'interprete consapevole ma anche la potenzialltà degli spunti, tale da rendere - in modo persino romantico - l'immagine di uno Scarlatti audacemente votato ad una sorta di jazz ante litteram. Successo caloroso in una sala assai fredda,con doppio bis.