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NEW SPRING. LIVE AT THE VILLAGE VANGUARD

Il fascino, discreto o no che sia, rappresenta una qualità che si svela non appena ci si accosta ad una persona o un progetto artistico che -per eleganza, portamento, affabilità, gentilezza, intensità, bellezza, stile, amabilità e altri nobili appellativi -, cattura la nostra completa attenzione. Questo magnetismo può essere così forte che, anche se a volte si manifesta attraverso un sistema caratterizzato da regole ben codificate, si ha la netta sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di unico, inimitabile ed inequivocabilmente "naturale." 

New Spring. Live at the Village Vanguard ha tutti i caratteri di un'opera musicale dotata di grande fascino. Registrato nello storico jazz club newyorkese nell'aprile del 2015, le sette tracce fotografano una musica che sa essere insieme viva, pulsante, seducente e soprattutto fresca. 
Sono diversi gli aspetti interessanti; tra questi la sinergia, o se si preferisce l'interplay, gioca un ruolo fondamentale nel plasmare il sound, nell'infondere spessore alla musica che questo meraviglioso quartetto esprime. Che si tratti di medium fast come "New Spring" o di una quasi immateriale ballad come "Loveward," la sostanza non cambia: ogni voce trova la sua collocazione perfetta in rapporto alle dinamiche dialettiche d'insieme. "Premutation," brano costruito su una linea di basso ripetuta—con i suoi cambi di tempo, gli accelerando, i rallentando, i dialoghi d'insieme, i momenti in solo, in duo e in trio, le parti libere -rappresenta in qualche modo l'essenza dell'intero progetto: tutto è perfettamente inserito in una visione collettiva; i vari moods giungono puntuali a definire immagini sonore efficaci e cangianti. La vocazione alla costruzione di architetture sonore modulari si fa ancor più evidente in "I Hear a Rhapsody," brano in cui l'afflato poetico dell'intero ensemble raggiunge l'apice nella parte finale: qui l'incisiva voce del sassofono tenore di Donny McCaslin funge da richiamo guida, orienta le dinamiche d'insieme definendo simultaneamente sia la cornice che l'immagine rappresentata all'interno. 

La robustezza di questo progetto consiste nell'organizzazione sapiente della materia; gli ordinari paradigmi mainstream, che qui vengono riformulati creativamente in modo da dare a idee note una nuova consistenza, permettono alla musica del quartetto di dotarsi di una personalissima identità. L'operazione assume rilevanza estetica grazie soprattutto alla perfetta affinità tra i membri del gruppo. 

Lo slancio, vivo e misurato insieme, abbinato alla coerente scorrevolezza melodiosa del fraseggio, predispongono il pianismo di Enrico Pieranunzi a fondersi amabilmente con il timbro caloroso dell'eccellente McCaslin, il quale sa sintetizzare -in una personalissima e ampia miscela di influenze -efficaci effetti che disvelano, in un unicum espressivo, potente pulsazione ritmica, carezzevole vibrato, un fluido e avvincente legato e una fervente vocalità. La contenuta e coinvolgente allegria percussiva del bravissimo batterista Clarence Penn, che arricchisce di precisi contrappunti e abbellimenti ritmici convenienti e sempre in forma discreta lo spazio sonoro, ben si stabilizza con il suono marcato e sciolto di Scott Colley al contrabbasso. 
Nell'insieme, questi quattro musicisti realizzano un album sempre perfettamente controllato ma anche estremamente disinibito, fresco ed elegantemente attraente.

Track Listing: Amsterdam Avenue; New Spring; Out of the Void; Permutation; Loveward; I Hear a Rhapsody; The Waver.

Personnel: Enrico Pieranunzi: piano; Donny McCaslin: sax (tenore); Scott Colley: contrabbasso; Clarence Penn: batteria.

Year Released: 2017 | Record Label: CAM Jazz | Style: Modern Jazz

 

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10/04/2017 - Luigi Sforza - All About JAZZ